Ermes, il dio della comunicazione: cosa possiamo imparare da lui

Ermes è una delle figure più affascinanti della mitologia greca. Era il messaggero degli dei, il dio dei viaggi, dei commerci, dei ladri e dell’eloquenza. Era anche il simbolo della comunicazione, intesa come l’arte di trasmettere messaggi ed esperienze tra mondi diversi. In questo articolo, scopriremo chi era Ermes, quali erano le sue caratteristiche e cosa possiamo imparare da lui sulla comunicazione.

Chi era Ermes?

Ermes era il figlio di Zeus e della ninfa Maia. Il suo nome deriva dal greco erma, che significa pilastro, una struttura decorata con la testa di Ermes e gli organi riproduttivi maschili. Questo simbolo era usato per segnare le strade e i confini, ma anche per proteggere da malefici o per attirare fortuna.

Ermes aveva molti ruoli e attributi: era il messaggero degli dei, il dio dei commerci, dei viaggi, dei ladri, dell’eloquenza e delle discipline atletiche. Era dotato di un paio di sandali alati, un cappello alato, un bastone intrecciato da due serpenti (il caduceo) e una borsa piena di monete. Era in grado di viaggiare tra i mondi degli uomini e degli dei, superando le barriere fisiche ed esistenziali grazie alla sua velocità e al suo ingegno. Era anche una guida per gli altri viaggiatori, fornendo loro consigli e informazioni utili. Ermes era un dio curioso e avventuroso, che amava conoscere nuove cose.

Perché Ermes è il dio della comunicazione?

Ermes possiede alcuni tratti che lo rendono una sorta di archetipo del comunicatore perfetto. Vediamoli in dettaglio:

– Ermes è un instancabile viaggiatore tra i mondi, attraversa con agilità ogni tipo di confine – geografico, culturale, esistenziale – tessendo legami tra realtà anche molto distanti. Questa sua attitudine richiama il dinamismo di chi padroneggia i flussi di informazioni, li convoglia lungo percorsi articolati, valorizzando la ricchezza generata dall’incontro e dallo scambio.
– Ermes è un abile mediatore, capace con la sua capacità ammaliatrice di facilitare la comprensione reciproca e appianare eventuali contrasti tra gli interlocutori. La sua eloquenza sembra prefigurare le qualità di empatia, chiarezza, sintesi proprie di ogni formatore ed educatore.
– Ermes è anche un maestro dell’inganno, con una astuzia ineguagliabile riesce a sottrarre informazioni riservate agli altri dei, manipolando la realtà a proprio vantaggio. Questo richiamo all’aspetto obliquo della comunicazione fa riflettere su come anche le nostre interazioni quotidiane siano dense di non detti, allusioni, inflessioni ambigue del messaggio manifesto. La stessa etimologia del termine “comunicazione” rimanda al rendere comune, condividere qualcosa attraverso un codice concordato. Ma la codifica e decodifica dei messaggi può talora trasformarsi in un gioco sottile di occultamenti e rivelazioni selettive della verità soggettiva di ciascuno.

Cosa possiamo imparare da Ermes sulla comunicazione?

Ermes ci mostra come la comunicazione sia un fenomeno complesso e sfaccettato, che può essere orientato al bene comune o all’utile privato, a seconda delle intenzioni di chi la esercita. Sta a noi scegliere se seguirne il lato luminoso o quello oscuro. La sua figura ci invita a riflettere sul rapporto tra verità ed illusione, tra realtà ed immaginazione, tra umano e divino, per esplorare i confini del nostro mondo con curiosità e coraggio, spingendoci oltre il velo dell’apparenza.

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