Il Kali Yuga della Comunicazione

Si può realizzare un marketing e una comunicazione legata ai veri bisogni dell’essere umano, a valori di responsabilità sociale, d’impegno sostenibile, di empatia non simulata o costruita a tavolino. Una comunicazione capace di rassicurare, aiutare e alleggerire l’esistenza senza stordire, alienare o disumanizzare?

Guerre, violenze, sfruttamento, pandemie, inquinamento, siccità…oggi manca una chiave di lettura della realtà. Di conseguenza si continuano a progettare brand che non rispondono ai nuovi veri bisogni della persona ma tendono a creare risposte artificiali e compensative all’ansia e all’insicurezza che divora il mondo. Ovviamente, in questa prospettiva, anche i concept di comunicazione e i susseguenti toni di voce utilizzati sono distonici e disallineati rispetto alle frequenze più profonde dei vari target. Più che di vera comunicazione si tratta di propaganda.

Era già tutto previsto, come in una vecchia canzone di Riccardo Cocciante. Circa 3000 anni fa il Visnu Purana (testo indù che gli studiosi considerano un’opera “stratificata”, quindi ancora più antica della datazione ufficiale), descrive le leggi cicliche che sovrintendono la genesi dei mondi: origine, manifestazione, distruzione finale del Cosmo: Satya Yuga, l’età dell’oro; Treta Yuga, l’età dell’argento; Dvapara Yuga, l’età del bronzo; Kali Yuga, l’attuale età del ferro.

Con il vivido e semplice linguaggio dell’epoca, il Visnu Purana tratteggia e preconizza lo scenario “apocalittico” che in questo momento sta attraversando il nostro tempo.

Ecco alcuni passi che descrivono l’attuale epoca, detta appunto Kali Yuga, la quarta, la più abominevole, la più viziosa, crudele e piena di malvagità.

“…saranno Re di spirito frivolo, con violento temperamento, e sempre dipendenti dalla menzogna e dalla malvagità. Essi infliggeranno la morte a donne, bambini e mucche; si impadroniranno della proprietà dei loro sudditi. (…) Le loro vite saranno brevi, i loro desideri insaziabili, e mostreranno poca pietà. (…) Allora la proprietà sola conferirà rango; la ricchezza sarà l’unica fonte di devozione; la passione sarà l’unico vincolo di unione fra i sessi; la menzogna sarà l’unico mezzo di successo nelle dispute; e le donne saranno oggetti semplicemente di gratificazione sensuale. La Terra sarà venerata ma solo per i suoi tesori minerali; (…) la debolezza sarà la causa della dipendenza; la minaccia e la presunzione sostituiranno l’apprendimento.

Questa breve sintesi, a parte lo stile, potrebbe, nei contenuti, somigliare ad un editoriale uscito dalla penna di Joseph Stiglitz, di Habermas, di Guzzi o altri lucidi interpreti dei nostri giorni sull’economia lineare e il neoliberismo nichilista e predatorio. Basterà semplicemente cambiare la coniugazione del verbo, dal futuro al presente, e apparirà nitida, quanto sorprendente, la brutale foto del nostro presente.

Anche se la mia generazione probabilmente non vedrà l’alba della nuova età dell’oro e morirà tra miasmi inquinanti, alterazioni climatiche, nuove guerre, e le insopportabili immagini televisive di politici sempre più bugiardi, incapaci e corrotti, il Kali Yuga è comunque considerato un tempo “eccellente” perché ci offre l’opportunità di rifiutarci di unirci al male e dedicarci al culto di Visnu, principio solare e conservatore i cui simboli sono il loto, la clava, il disco e la conchiglia e la cui sposa è Lakṣmī, dea della prosperità e della bellezza.

Ecco spiegato il verso di Franco Battiato della notissima “E ti vengo a cercare”: “Questo secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità, mi spinge solo ad essere migliore, con più volontà”. Parole in piena consonanza con i principi della “filosofia perenne”.

La domanda finale è: si può realizzare un marketing e una comunicazione legata ai veri bisogni dell’essere umano, a valori di responsabilità sociale, d’impegno sostenibile, di empatia non simulata o costruita a tavolino. Una comunicazione capace di rassicurare, aiutare e alleggerire l’esistenza senza stordire, alienare o disumanizzare? La risposta, naturalmente, è subordinata all’evoluzione e alla crescita del cosiddetto consumatore in termini di consapevolezza d’acquisto, ai comportamenti delle imprese produttrici e alle scelte dei responsabili più illuminati della finanza internazionale di cui la politica è da tempo sempre di più un’appendice funzionale.

Una riflessione urgente non è solo necessaria, ma ineludibile. L’economia è un sottosistema della società umana che, a sua volta, è parte integrante della biosfera. Se non si cambia rapidamente rotta, tra pochi anni non avrà più alcun senso nemmeno parlare di mercato.  

L’economia lineare con i suoi assiomi “prendi, produci, smaltisci” sta portando al collasso il sistema. La risposta è una sola: lo sviluppo di una consapevolezza spirituale nuova, non narcisistica, che non veda ogni abitante del pianeta l’uno separato dall’altro ma facente parte di un tutto e il passaggio all’economia circolare: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare, rigenerare.

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